BARBERINO DI MUGELLO – Se la incontri per strada, Patrizia Carpini è una persona affabile, pacata, con un sorriso sempre pronto per tutti. Ma basta parlarle per vedere il fuoco nei suoi occhi ed una grande determinazione. Perché Patrizia, in realtà è un vulcano di idee e di energia che sfoga, spesso e volentieri, in cucina dove è una vera e propria esperta. Questo perché non si limita a riprodurre una ricetta, ne studia le origini e la rielabora secondo i suoi gusti, che non sono certo facili, come ci racconta lei stessa.
Come è nata la passione per la cucina? Si può benissimo dire che sia nata con me. Può sembrare incredibile ma io da piccola ero un “crostino”, non mangiavo niente e niente mi piaceva. Quello che però è stato chiaro fin da subito era la mia estrema golosità. I dolci…mamma mia! Ci andavo matta. Solo che a casa i dolci non si mangiavano ogni giorno, anzi! Si mangiavano solo per le feste comandate.
Da piccola abitavo all’ultimo piano di un palazzo. Nell’appartamento sotto al mio abitava un signore che lavorava all’Autogrill Pavesi. Quando andavo a giocare con i suoi due figli, ricordo che c’era una grande enciclopedia di cucina. Io prendevo sempre in mano l’ultimo volume, proprio quello dedicato ai dolci. Guardavo golosamente le foto, le “accarezzavo con la mano”, avvicinandomela alla bocca, come per mangiarle.
Anche quando mio fratello Stefano comprava “Topolino” io, che allora non sapevo ancora leggere, lo sfogliavo soffermandomi sempre e solo sulle ricette di Nonna Papera. Quindi posso dire che ho iniziato a cucinare per soddisfare la mia golosità.
E, prima di te, chi era la cuoca di casa? Sicuramente mia nonna. Faceva un tipo di cucina semplice e tradizionale, con primi piatti molto “carichi” e sostanziosi secondi piatti in umido. Il dolce, ovviamente, non esisteva. Soltanto la domenica, alcune volte, la mia mamma faceva la zuppa inglese usando, al posto dei Savoiardi, le “Marie”, che inzuppava nel Vermouth anziché nell’Alchermes. La crema era fatta, come una volta, utilizzando uova intere, farina, zucchero e latte.
Insomma il dolce era davvero una rarità.
E ti ricordi il primo piatto che hai cucinato? Le prime cose che ho preparato erano delle insalate miste, molto colorate alle quali aggiungevo tutto quello che trovavo in frigorifero. Non mi era ancora permesso usare i fuochi, perché ero piccola ed avrei potuto farmi male. Verso i 12/13 anni, invece, ho fatto il mio primo dolce: una torta all’arancia eseguita alla perfezione. Peccato che quando l’ho messa in forno ho ricordato di non aver aggiunto il lievito. Quindi ho tolto tutto dal forno, ho aggiunto il lievito e rimescolato tutto. Diciamo che non è stato il mio miglior dolce.
In casa ti sostenevano? Insomma.… questa mia passione non era limitata dai miei, ma neppure stimolata. Così facevo tutto da sola, mi procuravo gli ingredienti, come le uova, lo zucchero e la farina che bene o male erano sempre presenti in casa. In quel modo riuscivo a creare un qualcosa che appagava la mia voglia di dolce.
Quando era il periodo dei pinoli andavo a raccoglierli e poi facevo il croccante. Il problema qual era? Che non c’erano né le padelle antiaderenti né la carta forno e quindi, potete ben immaginare, mi si attaccava tutto al tegame e così lo versavo in un vassoio da dove cercavo di staccarlo pian piano.
Hai avuto qualche esperienza professionale in precedenza? Per dieci anni ho lavorato al forno Vivoli di Barberino, dove mi occupavo sia della vendita che della produzione di dolci. E’ stata un’esperienza importante che mi ha consentito di acquisire nuove capacità e di mettere in pratica nozioni teoriche che avevo studiato sui miei libri. Poi, ho scelto di lasciare il lavoro ed occuparmi della famiglia. Al momento in cui mia figlia si è resa indipendente, sono tornata a studiare ed a sperimentare in cucina. Vero è che questa passione non l’ho mai abbandonata, fa parte di me, sarebbe stato impossibile. Così ho deciso di tornare ad imparare per poi insegnare e condividere con gli altri quanto appreso.
Da qui, anche, nasce la collaborazione con il Filo.… Esatto, io amo poter raccontare quello che conosco e grazie al Filo, ma anche al mio blog, riesco a raggiungere questo obiettivo. Quando ebbi l’idea di scrivere le ricette, ne parlai con il direttore de “Il Filo del Mugello”, Paolo Guidotti. Ci trovammo subito in sintonia e così è nata la rubrica che ben conoscete dove, oltre alle ricette, racconto anche un po’ di aneddoti, la storia dei piatti e dei prodotti che sono tutti legati al nostro territorio. Dal primo articolo uscito nel gennaio 2021 siamo arrivati ormai a 60 ricette pubblicate.
A proposito di variare, come hai detto, tu sei una che non si ferma mai, sempre pronta ad imparare cose nuove ed a metterti in gioco con tanti progetti.…Vero! Recentemente sono stata ospite della Biblioteca Marucelliana con la quale ho collaborato presentando dei dolci del nostro territorio, per celebrare il “Ceppo fiorentino” (articolo qui). Ho partecipato al “Sigep” di Rimini, il Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria, Panificazione Artigianali e Caffè, dove ho collaborato con il Richemont Club all’evento “Bred in the City”, il campionato internazionale a squadre di panificazione.
Ma ho anche ideato e portato avanti progetti locali come “Di mano in mano”, che aveva l’obiettivo di raccogliere le ricette dimenticate, scritte su foglietti. Ho raccolto quasi 1.000 ricette che ho catalogato e diviso per aree tematiche.
A marzo sarò impegnata con i festeggiamenti per il 350° anniversario della morte di Bartolomeo Corsini. Per quell’occasione sto lavorando alla trascrizione di alcune ricette del 1600 da un manoscritto della Biblioteca Marucelliana.
Stai anche lavorando ad un libro…Uno? Due! Il primo sarà edito dal Filo del Mugello e raccoglie tutte le ricette legate al territorio. L’altro libro è una raccolta di memorie ed è nato dalla curiosità di scoprire se nella cucina del mio paese esistevano dei piatti “dimenticati”. Ho quindi iniziato ad intervistare gli anziani di Barberino per farmi raccontare quale fossero i piatti della loro infanzia. Ne è scaturita una testimonianza, non solo delle consuetudini alimentari, ma anche del modo di vivere del paese, che va dai primi del 900 fino agli anni 60. E’ una raccolta di storie che formano la storia del nostro paese.
Questa è un po’ la mia storia che mi ha portato nel mondo della cucina e nei progetti di cui ti ho parlato, ma sono sicura che se ci incontriamo fra qualche giorno l’elenco delle cose “in pentola” sarà ancora più lungo.
Irene De Vito
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 12 Marzo 2023
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