FIRENZUOLA – Si può produrre buon vino a Firenzuola? Anzi, a Pietramala, a quasi 900 metri di altitudine?

Si può. Lo sta dimostrando Simone Menichetti, classe 1980. Che alcuni anni fa, dopo aver lavorato in varie aziende agricole, in Mugello e all’estero, ha deciso di mettersi in proprio, e ha avviato la sua “Terre alte di Pietramala”, nella frazione firenzuolina tra il passo della Futa e quello della Raticosa.

Qui produce patate di altissima qualità, farine di grani antichi, marroni, legumi. Ma il vino ce l’ha nel cuore. Perché ha lavorato per più di un decennio tra i vigneti del podere Fortuna a San Piero a Sieve, e ha dato un determinante contributo alla nascita e alla crescita di questa azienda mugellana che con il suo Pinot nero è diventata famosa a livello internazionale. Poi ha lavorato per tre anni in un’azienda svizzera, che produceva merlot.

Ce lo racconta lui stesso: “Sono tornato a Pietramala dopo un bel girovagare: dal 2001 al 2013 sono stato al podere Fortuna, partecipando alla nascita del progetto dell’architetto Brogi, dalla piantagione delle prime vigne al raggiungimento di importanti risultati con la conquista dei tre grappoli del Gambero Rosso nel 2010. Sono un perito agrario autodidatta, scarperiese, ma la mia famiglia è di quassù. Son cresciuto al Covigliaio, stavo con i miei zii che erano allevatori. Il primo anno di lavoro l’ho passato al Palagiaccio, da Bolli, poi per cause e congiunzioni astrali mi son trovato a lavorare al campo da golf di Scarperia  da Brogi che rendendosi conto della mia inadattabilità a stare in ambienti troppo raffinati e chic  mi propose di andare a lavorare nell’azienda agricola, ed è stato lì il mio primo contatto col vino”.

E al podere Fortuna, Simone Menichetti ha avuto fortuna… “Sì, l’architetto Brogi su di me ha investito tanto, mi ha mandato in molti luoghi a fare esperienze, Nuova Zelanda compresa, e mi ha consentito di conoscere enologi ed esperti, da Andrea  Paoletti a Danny Schuster, e Mario Fregoni, docente di viticoltura all’Università di Piacenza. Queste persone mi hanno insegnato tantissimo: ero un ragazzino che per il mondo del vino aveva perso la testa, con tanta passione e senza preconcetti.  Poi, dopo 13 anni al podere Fortuna  mi sono trasferito in Svizzera, lavorando in un’azienda nel Cantone italiano, e mi sono trovato a produrre merlot, dirigendo l’azienda e lavorando in vigna. Non sono mancati i risultati nemmeno in Svizzera, ma di fondo non mi divertivo. La Svizzera non è l’Italia, mi mancava la parte culturale del mondo del vino, e mi mancava casa. Poi a 36 anni non mi sentivo più tanto adatto, caratterialmente, a fare il dipendente. Quindi ho detto basta, torno a casa, e cosa faccio?”

Così, tra le varie opzioni, Menichetti ha scelto di scommettere su Pietramala: “Questo è il podere della mia famiglia, dei miei zii, che non avevano figli. Un podere dove sono cresciuto e dove è nata la passione per l’agricoltura. Qui poi stava andando tutto in malora, perché il più giovane dei miei zii ha 78 anni, poi 84 e 87 anni. Allora mi son detto: ci provo, provo a realizzare il mio sogno da bambino, quello di avere un’azienda per conto mio”.

Menichetti ha iniziato con le produzioni classiche di montagna, patate, legumi, grani antichi, marroni e farina di marroni. Ma subito, anche mettendo a frutto l’esperienza del passato, quando vendeva vini ad alto livello, ha deciso di proporre i propri prodotti in un modo diverso. “Ho pensato: mio zio ha sempre coltivato le patate, e tanta gente arrivava fino a Pietramala ad acquistarle, venivano da Firenze, venivano da Pistoia. Perché venivano? Perché le patate di Firenzuola sono così apprezzate? Ho così utilizzato i miei contatti nel mondo della ristorazione, portando diversi chef ad assaggiare queste patate, e Marco Stabile (del ristorante fiorentino Ora d’aria) che è stato il mio primo mentore, si è innamorato delle mie patate e mi ha detto:  ‘Guarda Simone  qui avete patate che sono tra le migliori a livello italiano’. Così ho capito: devo offrire queste patate a coloro che sanno dar loro il giusto valore. Perché in montagna c’è un problema di mentalità: spesso non ci si rende conto del nostro reale potenziale.”

Per coltivare a Pietramala Menichetti ha adottato una modalità totalmente rispettosa dell’ambiente, e senza chimica: “Ho la fortuna di operare in un ambiente incontaminato e quindi ho scelto la biodinamica, un sistema che mi aveva sempre affascinato, perché consente di salvaguardare la terra. Così cerco di fare prodotti supernaturali e il più possibile buoni. E’ vero, le mie patate son brutte ma morire: ma me le chiedono importanti ristoranti toscani, di Milano, di Roma, e mi sono tolto delle soddisfazioni”.

E il vino? “Era il mio sogno nel cassetto. Tutto è nato dalla convinzione che con questi cambiamenti climatici si potevano fare sperimentazioni di vinificazione prima mai esplorate. Del resto gli inglesi hanno iniziato a fare spumantizzazioni sulle coste di Dover, in Danimarca e Norvegia si stanno vedendo i primi impianti di vigne. Bisogna prenderne atto, il cambiamento climatico esiste. Poi, già in Svizzera avevo visitato vigne in quota, ci sono in Val d’Aosta, come sull’Etna e anche sopra il lago di Vagli c’è una piccola azienda, sopra i 1300 metri.”

Quello di “Terre Alte di Pietramala” è così uno dei vigneti più in quota a livello regionale, e il primo di Firenzuola. Nel 2017 il primo impianto sperimentale, 1200 viti, e poi, visti i risultati, altre 1200, alle quali se ne aggiungeranno altre 2000 entro la primavera.

Simone le ha piantate in modo molto ravvicinato, con una vigna fatta tutta a mano. “Volevo sprecare poca terra e con i miei zii – sorride – ho dovuto un po’ lottare, perché ho tolto loro uno dei migliori campettini di patate”.

I risultati non erano scontati: “E’ un ambiente particolare – spiega -, molto più difficile che sulle Alpi o altri areali, perché sulle Alpi sei alto, ma hai catene montuose e tanti laghi che fanno da termoregolatore”. Come varietà la scelta è andata sui pinot. “Per il nero non potevo che scegliere il pinot nero, l’unico che mi poteva dare una minima possibilità di arrivare a maturazione, mentre per i bianchi la scelta è caduta sui vitigni del pinot bianco perché è un vitigno che adoro, e se lo si fa bene è uno dei più grandi vitigni italiani, anche per i vini bianchi da invecchiamento, e il pinot grigio, un vitigno che è stato bistrattato, considerato il vino del popolo ma che secondo me può dare vini buonissimi.”

Dopo i primi due anni di vendemmia, Menichetti ha potuto sorridere: “C’è un grosso potenziale. Ci senti l’anima del vino. Sono molto particolari, specialmente il pinot nero che il primo anno è arrivato a 10 gradi e mezzo, il secondo anno a 11 e 2: vengono vini a bassa gradazione alcolica, perché qui abbiamo un fotoperiodo molto corto, e la vite germoglia alla fine di maggio, un mese in ritardo rispetto al basso Mugello e, soprattutto quando si arriva in maturazione, tra giorno e notte abbiamo grosse escursioni termiche. Ho messo in bottiglia vini con una grande acidità, molto profumati e, ripeto, molto particolari. Ho fatto una presentazione, a Le Tre virtù in Mugello, invitando esperti e specialisti del settore, e sinceramente sono rimasti molto sorpresi”.

Alle vigne alte di Firenzuola sta guardando anche l’Università di Firenze. In particolare il prof. Marco Vieri, che è originario di Pietramala, quando ha avuto notizia delle vigne di Menichetti, ha messo al lavoro il proprio team che studia le metodologie applicate in agricoltura e viticultura e ha fatto collocare una centralina meteorologica per monitorare tutte le temperature dell’area. Non solo: si è avviata una ricerca sulle diversità biologiche della montagna, insetti e microbiologia dei terreni, e sulla caratterizzazione dei suoli: “La soddisfazione maggiore è sentire queste giovani studentesse –nota il viticoltore mugellano -, che hanno svolto indagini nelle più importanti vigne toscane, dire che terreni così sani e ricchi come i nostri se ne trovano pochi, e con una microbiologia e una caratterizzazione biologica e dinamica, rarissime da trovare in campo vitivinicolo”.

“Le nostre produzioni – dice ancora Menichetti – sono in quantità da boutique: facciamo 100 quintali di patate l’anno, una cinquantina di quintali di grani antichi, qualche quintale di legumi, 12-15 q. di marroni. E per il vino, il primo anno abbiamo confezionato 400 bottiglie, l’anno successivo 1200, il prossimo obiettivo è arrivare a 4500 bottiglie. D’altra parte io qui lavoro da solo. E faccio piccole quantità, praticamente su commissione, produco per i miei clienti. Ottimizzo così le spese, e lavoro su un prodotto già venduto. “

I prezzi non sono da supermercato: “Il mio prodotto ha un valore particolare. La resa, in questi luoghi, è più bassa, i costi di produzione sono doppi. Sono convinto che il futuro delle aziende di montagne debba essere la diversificazione. Nelle nostre aree montane occorre tornare al passato, quando i poderi mugellani facevano tutto. Per ritrovare sostenibilità bisogna guardare a questo modello. Perché se fai monoproduzione è dura. Ad esempio le patate, se non fai un lavoro di nicchia ti scontri con le grosse aree di produzione di Bologna che riescono a produrre sei volte quello che produci te, e con prezzi dimezzati. E’ evidente che non possiamo essere competitivi.”.

Per questo occorre puntare sulla specificità e l’alta qualità. E fare sistema. A Pietramala Simone Menichetti ci sta provando sul serio.

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 14 marzo 2023

1 commento
  1. LORENZONE Della Gratella
    LORENZONE Della Gratella dice:

    Bravo Simone , sono un vecchio appassionato di vino e mi son ritrovato a vedere dove vivo nel comune di Scarperia in località Fagna fare una vigna di Pinot Nero da Antinori , quando in antico erano state tolte tutte le viti esistenti .Io Sapevo da quando avevo fatto la scuola di Sommelier che nel Mugello in antico avevano sbagliato le varietà di vitigno impiantate e che il vino nel Mugello prendeva sveltamente lo spunto buono solo per diventare aceto , ma oltre che l’aceto nel Mugello si poteva fare un ottimo vin santo direi eccezionale .addirittura meglio che nel Chianti .Quindi Ti faccio i miei più grandi auguri .
    Lorenzone della Gratella

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