SCARPERIA E SAN PIERO – Matteo Campertogni non fa il viticoltore per professione. Lo fa per passione. E a causa di questa passione ora si imbottiglia il primo vino di qualità della zona di Scarperia, prodotto dalle uve delle vigne piantate in località La Selva, zona di San Clemente.
“E’ una vigna abbandonata da 14 anni, impiantata nel 1958, con un misto di vitigni, 2200 piante in produzione, merlot, canaiolo, ciliegiolo, malvasia, i vitigni che andavano di moda negli anni 50-60, dopo il boom nel Chianti -spiega lo stesso Campertogni- . Una vigna non lavorata da tanti anni, ma me ne sono innamorato subito. La passione per l’uva e per il vino mi viene da mio babbo Cesare, che aveva una piccola vigna ad uso familiare. Così, ho deciso di prenderla in affitto e di mettermi all’opera”.
Matteo Campertogni non fa l’agricoltore, anche se con le piante il suo lavoro ha a che fare: “Nasco come tree-climber, e offro interventi di cura, potatura e abbattimenti degli alberi in corda, un lavoro che svolgo in molte parti d’Italia”.
La particolarità di questa vecchia vigna è che è a prevalenza di malvasia rosso: “E’ un vitigno difficile da vinificare -spiega Campertogni-, perché ossida molto facilmente. Era usato come complemento, come vino da taglio da aggiungere al sangiovese per fare un buon Chianti. Contavo di fare un vino corposo e forte, come quelli che piacciono a me, e con l’aiuto di un buon vignaiolo, Simone Menichetti -che ha lavorato moltissimo con Fortuni, per poi andare in Svizzera-, abbiamo sistemato la vigna, selezionando i vari vitigni con le giuste potature, per arrivare ad avere la massima resa di una pianta. Ora ci sono modi diversi. In passato i contadini locali facevano crescere i tralci -il cosiddetto archetto toscano- a dismisura, disperdendo la forza che la pianta doveva invece trasferire nel grappolo”.
La prima vendemmia l’ha fatta anno scorso, e come risultato 1200 bottiglie di malvasia rosso puro, 250 bottiglie di trebbiano toscano e qualche damigiana di sangiovese.
E Campertogni si dice davvero soddisfatto. “Un malvasia ottimo, ben strutturato, bello corposo, con grandi profumi di frutti rossi, una giusta acidità e con 13,7 di gradazione alcolica: bevendo un bicchiere di malvasia sembra di mangiare un pugno di more di bosco, ed è una sensazione parecchio bella”.
“E’ un prodotto di nicchia -continua il viticoltore scarperiese-, anche perché in centro Italia siamo in pochi a vinificare il malvasia. A me non interessa la quantità, bensì la qualità e le mie bottiglie saranno destinate a un mercato ristretto, quello delle enoteche e locali di un certo livello. Un paio di chef, dei quali uno stellato, mi hanno fatto proposte di acquisto. Ma la soddisfazione enorme che mi viene da questo vino è un’altra: era il vino che volevo, e ce l’ho fatta.
E’ un bel prodotto, un buon vino, con un risultato molto sopra le aspettative. Sicuramente il primo vino ben strutturato e di qualità che viene da Scarperia”.
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 23 Settembre 2020
Nel Mugello furono impiantate viti di : malvasia, trebbiano, sangiovese canaiolo colorino ed altre solo per copiare il Chianti ; fu un errore perché nel Mugello l’uva non matura a sufficienza come nel Chianti, si diceva durante l’estate che il vino prendeva lo spunto e si avviava bene per fare l’aceto, che veniva quello si, molto buono . Un altra cosa che veniva buona in maniera straordinaria era il Vin Santo, migliore del vin Santo del Chianti, ma questo è tutta un altra cosa. Auguri
Lorenzone Della Gratella