MUGELLO – Anziché guardare al futuro, forse converrebbe precipitare nel passato per cogliere qualche pillola di saggezza nell’alimentazione. Mi raccomando, ‘qualche’, non una di più. Nel ‘700, proprio quassù, un mezzadro con un buon podere viveva masticando circa 2000 calorie al giorno (oggi oscilliamo tra le 2.500 e le 3.000). Il vino della valle del Tavaiano non era granché ma gli ortaggi e le uova, roba di prima qualità. Dunque: dieta ricca di carboidrati (pane, pasta, legumi, patate, alla base di cene e desinari), il problema erano le proteine di ordine superiore, la carne insomma. C’era il padrone del podere da accontentare e parte del resto la si vendeva per comprare oggetti di prima necessità per tutta la famiglia o per risparmiare denaro. La dote delle figlie, le malattie…Carne poca, quindi, almeno la metà del fabbisogno personale. In genere per le feste comandate, talvolta la domenica, sempre per trebbiatura, seminagione dei campi, aratura. Il papero in umido è ricordato in tutti i menù delle massaie toscane. Alla carenza di carne si fa fronte ingurgitando proteine più modeste, quelle provenienti dai vegetali. Ma coltivati senza trucchi, s’intende. Niente liquori salvo un grappino fatto in casa e, in casi eccezionali, liquori d’erbe su ricette degli avi o del prete. Dolci? Per le feste e, se va bene, la domenica. Ciambellone, bighelloni, zuccherini. Niente ingredienti costosi. Farina e uova, basta andare alla dispensa di casa.

Ti confesso che a tenerti magro era il lavoro nei campi. Durissimo, dall’alba al tramonto, uomini donne e ragazzi, spesso anche i bambini più grandicelli.

Un altro mondo, un’altra vita.

Riccardo Nencini

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 3 novembre 2019

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