MUGELLO – Un mugellano, Daniele Baldoni, aveva reso pubblica una propria riflessione sul “boom dei vini prodotti in Mugello negli ultimi anni”. E ora gli rispondono, con una nota molto chiara, numerose aziende vitivinicole del Mugello.Baldoni, secondo il quale il Mugello non è zona vocata alla viticoltura, attribuiva “l’improvviso fiorire proliferare di piccoli produttori locali di vini (per la verità sostanzialmente Pinot nero) che hanno guadagnato una certa notorietà, sono stati distribuiti quale più quale meno a livello nazionale e sono stati recensiti positivamente su siti specializzati”, all’azione, anzi all’alchimia,”segretissima” degli enologi. E concludeva dicendo “che la scoperta del Mugello come terra di vini di pregio non è certo artificiale, questo no assolutamente, ma artificiosa di sicuro”.

Così Filippo Spagnoli della Fattoria Il Lago, Elisa e Enrico Lippi di Frascole, Elena e Enrico Bacci del Bacco del Monte, Michele Lorenzetti delle Terre di Giotto, Manuela e Paolo Cerrini de Il Rio, Nicoletta e Giulio Cappetti della Tenuta di Baccanella e Sandro Bettini, Fattoria di Cortevecchia, Fabrizio Consigli del Podere Fortuna e Ivan Malpaga della Matteraia scrivono:

Perché fare vino nel Mugello? E perché impiantare proprio il Pinot nero?
Entrambe le domande sono legittime.
La storia agricola di questa terra non brilla certo per la viticoltura. Anche se, a onor del vero, bisogna ricordare che nel 1800 la produzione mugellana spuntava una quotazione addirittura superiore a quella di altri territori toscani.
La storia, appunto, che è narrazione di mutamenti. Perché le cose cambiano, e non è detto che lo facciano per imbroglio o artificio.

Ma come ha fatto una manciata di vignaioli a cambiare in pochi anni l’immagine del Mugello da terra senza vino a zona che pretenderebbe di essere vocata niente meno che a uno dei più preziosi vitigni del mondo? Anche questa domanda è legittima.
Innanzitutto le prime viti di Pinot nero nel Mugello furono impiantate nei primi anni ’90 e dunque stiamo parlando di quasi 30 anni di esperimenti e osservazioni. Pochi comunque, si dirà, se misurati con i secoli di storia che possono vantare le zone viticole più famose.
E’ vero. Sono pochi, si tratta di una storia giovane, ancora tutta da scrivere. Ciò non toglie che poggi su basi concrete e coerenti.

Il clima del Mugello, freddo e umido, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, proprio perché diverso dal resto della Toscana, consente la coltivazione di vitigni nordici. E la maturazione che non si riusciva ad ottenere tempo addietro con vitigni e pratiche agronomiche tradizionali si ottiene oggi con il Pinot nero e altri vitigni, compreso il Sangiovese, laddove si scelgano terreni adatti e si adottino tecniche (non alchimie!) adeguate. Al punto che, paradossalmente, ci si trova in certe annate ad avere alcol e pH fin troppo alti. E lo stesso fenomeno lo si osserva in altre zone dell’Appennino.
E se il Mugello è terra di marroni, funghi e chiocciole, non vuol dire che non possa essere zona di vino: la Borgogna, patria del Pinot nero, vanta nella sua cucina les escargots à la bourguignonne.

E’ proprio una visione scientifica, uno sguardo e una conoscenza dell’agricoltura e del territorio, resa più complessa dallo studio e dall’osservazione, che ha portato al cambiamento. Come sempre avviene. Qui e in ogni luogo del mondo.
Chi ci vuole vedere strane alchimie e addirittura intenti truffaldini, libero di fantasticare. Onestà intellettuale vorrebbe che il dubbio non diventasse immediatamente accusa, ma si esprimesse sottoforma di ipotesi e di domande.
Domande legittime si è detto, alle quali i produttori del Mugello sarebbero lieti di rispondere, nei limiti delle proprie esperienze e conoscenze. Magari proprio ricevendo i curiosi nelle vigne e nelle cantine che in questi anni hanno pian piano realizzato e stanno ancora realizzando, investendo soldi, tempo e fatica.

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 19 dicembre 2019

2 commenti
  1. Daniele Baldoni
    Daniele Baldoni dice:

    Sono Daniele Baldoni, l’eretico in attesa di essere arso sul rogo.
    Intanto alcune precisazioni.
    A me il vino delle aziende mugellane di cui sopra piace molto, per cui lo compro e lo bevo.
    Naturalmente, dato anche il costo, lo faccio per ospiti di riguardo o amici a cui voglio fare un bel regalo.
    Il signor Cerrini e sua moglie, dopo aver risposto alla mia telefonata, mi hanno molto cortesemente accolto una mattina nella loro azienda e mi hanno venduto, ad un prezzo un po’ più basso di quello dei siti di e commerce, 6 bottiglie del loro Ventisei.
    Avevo cercato di fare la stessa cosa con il dottor Lorenzetti ma non sono riuscito a fissare un appuntamento.
    Ho comunque acquistato 3 bottiglie del suo Gattaia in una enoteca ad un prezzo accessibile.
    Idem per i vini della azienda Fortuna di cui si trova una ampia scelta nelle enoteche locali.
    Non sono quindi un nemico da combattere ma un cliente.
    Nessuno ha mai parlato di “intenti truffaldini” nella produzione del vino Pinot del Mugello.
    Ho SOLO scritto che lo sfruttamento dei terreni del Mugello a scopo vitivinicolo di alto livello ha richiesto le competenze della enologia, disciplina complessa e raffinata, senza la quale nulla di quello che è stato creato ed ha ricevuto riconoscimenti molteplici avrebbe visto la luce.
    Solo questo.
    Il mio era un intervento che cercava di analizzare, sia pure da parte di un non-tecnico , un fenomeno non solo commerciale ma anche di costume e cultura enogastronomica che per il Mugello è una novità, anche se ormai data da qualche anno.
    Ora se poi ci si vuole leggere intenti accusatori ognuno è libero di farlo, ma siccome l’italiano è italiano e scripta manent, è consigliabile a mio parere restare aderenti alla realtà.
    Con questo saluto tutti, la redazione de Il Filo ed i produttori, augurando buone Feste.
    Daniele Baldoni

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  2. Beatrice
    Beatrice dice:

    Buongiorno ho letto il vostro annuncio, e non sono d’accordo . Dal 1987 noi abbiamo un vignieto per uso familiare dove produciamo vino e faccio anche del vinsanto ,le viti vengono curate in maniera biologica senza nessun tipo di toba chimica . Quando vengono dei parenti offriamo il nostro .

    Rispondi

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