GORIZIA – Rinserrato tra stand di arrosticini di agnello serbi e moussaka’ del Pireo, frastornato da fanfare di musica tzigana e tanghi argentini, in un trionfo di popoli, razze e nazioni, il tortello mugellano ha fatto la sua sporca figura. L’Isonzo, è risaputo, è fiume di frontiera, mescola gusti e religioni peggio che i liquori un barista di night. Nella tre giorni di Gorizia,  a un tiro di schioppo da Caporetto e dalla madre di tutte le tragedie italiane, si sono confrontate 400 (quattrocento!) botteghe volanti con enogastronomie provenienti dai cinque continenti. Il cielo friulano grondava di sapori. Ho fatto il mio giro sgomitando e assaggiando. Sfoglia di raviolo con ripieno di carne in Slovenia, pezzuole balcaniche grandi come mattonelle al gusto di formaggio. Sono di parte, non lo nego, ma nulla di paragonabile al tortello ostentato allo stand mugellano. Confermano gli ospiti di sabato sera con apprezzamenti superlativi per la felicità dei cuochi e del vecchio Barletti. E invece, ad essere sinceri, competizione agguerrita sulle carni e, quanto ai vini, sconfitta onorevole del rosso della Sieve.

Viaggiando s’impara, guai starsene intabarrati in una torre d’avorio. Del resto il tortello è un prodotto da esportazione. Chi ne vanta il primato non ha che da farlo conoscere. Meglio. Vi andrebbe apposto il sigillo d’origine controllata. A tutela del prodotto. Vuoi mettere…

“Il francobollo”
di Riccardo Nencini

© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 6 ottobre 2019

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