ALTO MUGELLO – E’ un libro speciale quello scritto da Giovanni Sozzi (articolo qui), di Cornacchiaia (Firenzuola), presentato di recente a Palazzuolo sul Senio, presente anche il sindaco Cristian Menghetti. Il sottotitolo “Antiche ricette di famiglia dell’Alto Mugello” può trarre in inganno. Non è però l’ennesimo libro di ricette. Ma è molto di più.
Attraverso la finestra del cibo, dei prodotti e degli usi alimentari, “Quando le pecore andavano ai pastori”, ci fa gettare lo sguardo su un sistema di vita che ci appartiene, perché fa parte delle nostre radici. Anche se ormai appare distante, lontano e molto diverso dalla nostra quotidianità. Leggere queste pagine, per certi versi, è come entrare in una sala del museo della civiltà contadina di Palazzuolo o di Casa d’Erci. Senti un’atmosfera diversa, l’eco lontana del passato, sapori e profumi particolari.
Per questo è un libro davvero interessante. Racconta l’esperienza di una famiglia di Cornacchiaia, la famiglia Casini, ma racconta il nostro passato recente, così diverso da sembrare lontanissimo. L’epoca nella quale si viveva senza metano ed elettricità, senza acqua potabile in cucina, senza frigorifero. E con un approccio all’esistenza, oggi in gran parte dimenticato.
Certo, l’opera raccoglie e presenta alcune ricette -e un paio, gustosissime, Sozzi, che è cuoco alla mensa comunale di Firenzuola, le ha fatte anche assaggiare-, ma i piani di lettura sono diversi.
E scritti bene. Il libro non ha pretese letterarie, ma scorre, si legge con facilità, nel suo testo nitido e chiaro. L’autore ha saputo saldare bene i piani diversi del racconto, quello più propriamente culinario, quello sui modi di vita, e infine il giudizio sull’oggi che a intermittenza Sozzi sente il bisogno di condividere con il lettore. Talvolta con tono ironico ed auto-ironico.
“Mi viene da pensare che quella generazione fatta di persone abituate alla sofferenza, al sopravvivere contando solo sulle proprie mani, ad avere una temperatura di dieci gradi in camera da letto con la neve anche dentro la finestra, ad avere almeno un bimbo morto, sia stata l’asse portante su cui poi si è costruito lo sviluppo degli anni ‘60 e penso anche che la crisi attuale sia dovuta a uomini incapaci di fare qualsiasi cosa come me e a donne che comprano i ‘quattro salti in padella’ perché stanche e stressate e che durano fatica anche a lavare una sola padella”.
E il libro offre pagine perfino poetiche e che suscitano emozione. Come quella dove Sozzi spiega l’origine del titolo:
“‘Quando le pecore andavano ai pastori’, così diceva nonna, la ricotta era pronta. Questa frase mi ha colpito, mi sembra che dia un senso poetico alle cose. Chiudete per un attimo gli occhi e immaginatevi un liquido verde dove, pian piano, alcuni grumi bianchi sparsi qua e là, a mano a mano si radunano in un solo punto: questo è ciò che avviene quando si fa la ricotta e forse nonna paragonava il fare la ricotta con l’immagine, in lontananza, del radunarsi delle pecore al pascolo all’arrivo del padrone”.
E in ultimo questo brano, che propone un bellissimo episodio, ricco di insegnamenti, ed esempio di un modo di vita solidale e comunitario permeato profondamente dai valori cristiani:
“Nonno nel periodo invernale costruiva ogni tipo di attrezzo, dal rastrello ai gorghi, alle carrette, ai carri. Era ingegnoso, ma di lui un particolare mi ha colpito: all’inizio della primavera portava sempre con sé una borsetta in canapa piena di tambere’ di melo, susino, nespolo, pero, sorbo, e dove passava e vedeva un pruno, un frutto selvatico, faceva un innesto. Poco importava di chi fosse il terreno o l’argine, lui innestava.
A me sembra un gesto quasi poetico, cercare di produrre ricchezza senza poi poterla pretendere in cambio, e da quando zia mi ha raccontato questo particolare, osservo con tristezza, quando cammino per i nostri posti, questi frutti ormai diventati vecchi, abbandonati, che non producono più nulla, tanto inutili da non essere nemmeno utilizzati come legna da bruciare perché considerata di poco valore”.
Come si vede, dunque, ben più di un semplice libro di cucina. Che vale la pena leggere.
Paolo Guidotti
© Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 15 agosto 2016
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