SCARPERIA E SAN PIERO – Giuliano Conti ha 81 anni, ma non rinuncia ogni giorno a far visita al forno che porta il suo nome. Ha lasciato le redini dell’azienda ai suoi figli Francesco e Cristina, ma il suo cuore è ancora lì.
Lo si sente quando, per la ricorrenza dei cinquanta anni di attività a San Piero a Sieve, racconta la storia del Forno, ed anche la sua, di storie, che fin da giovanissimo ha vissuto tra grano, farina e impasti di pane. “Sono figli di contadini – inizia-, e sono nato alla Gracchia, nel comune di Vicchio. Il mio primo lavoro, oltre a quello di aiutare mio babbo e mio zio nell’azienda agricola, fu al Molino Cooperativo del Mugello, in via della Stazione a Borgo San Lorenzo. I contadini si erano messi insieme, per fare un Molino cooperativo, e così il mio primo lavoro è stato quello di mugnaio. Cercavano un giovane, e mi presero. Ci sono stato qualche anno, ed era un lavoro che mi piaceva tanto. La molitoria è un’attività bellissima”.
Così, fin da giovane, Giuliano Conti ha avuto la panificazione come destino. E fin dall’inizio fu conteso tra numerosi forni. Il direttore del Molino Cooperativo che aveva aperto un forno a Firenze lo volle con sé. Poi Conti passò a lavorare con Armido Valecchi e il figlio Osvaldo, che avevano aperto un forno in corso Matteotti – quello dove opera adesso Francesco Viliani-. “Valecchi -ricorda Conti- aveva la pasticceria in Malacoda, e noi nel corso cuocevamo sia il pane che i prodotti di pasticceria. Poi nel 1963 andai a fare il militare, e quando tornai ero senza lavoro”.
Per poco, perché fu chiamato nel forno di Firenze dove già aveva lavorato. E di lì a poco un altro panificio, in Santa Lucia a Borgo San Lorenzo lo chiamò, ma presto cambiò proprietà – lo acquistò Omero Giovannini, e così Giuliano Conti andò a lavorare con Francesco e Rolando Viliani in via Mazzini. “E con loro stetti benissimo 7-8 anni”.
Ma Conti stava pensando di metter su un forno tutto suo. “A San Piero a Sieve, in piazza Colonna, c’erano due forni storici. Il Forno Frilli, dove lavorai un paio di mesi. Non era un forno a legna ma a bruciatore diretto, alimentato a gasolio. E poi il Forno dei fratelli Grossi. Volevano lasciare, mi proposero di prenderlo, e così lo acquistai. Era la fine del 1970, inizi 1971. Lo rifeci nuovo e lì ci siamo stati vent’anni”.
Il Forno Conti diventa il forno di San Piero a Sieve. “Ma vedevo – ricorda ancora il titolare- che piazza Colonna si stava svuotando, non aveva più storia, non c’erano più botteghe, con l’attività che si era spostata in via Provinciale. Così iniziai a cercare un’altra sede. Sulla provinciale c’era, ormai vuoto e inutilizzato, il Consorzio Agrario di Firenze. Ne parlai con il sindaco Ricci, bravissima persona, e mi disse che il Comune voleva dare una sistemazione a quest’area. Così interpellai il consorzio, con il geometra Chiarelli, e subito ci dettero l’appuntamento, perchè avevano intenzione di dare via l’immobile. Nel giro di 15 giorni si fece l’affare. Si era nel 1982-1983, e ci sono voluti sette anni per sistemar tutto. Fu infatti un grosso intervento, con demolizioni e spostamenti di volumi. Dove ora c’è il parcheggio c’era una costruzione e lo stesso negozio del consorzio era fronte strada, e si decise di demolirlo e di arretrarlo”.
Una location grande e idonea, che ha coinciso con una notevole crescita dell’azienda, che ora festeggia i suoi cinquanta anni di attività. Dal 1971 cosa è cambiato? “Sono cambiate tante cose, ma soprattutto è cambiato il consumo. Agli inizi dell’attività noi sfornavamo 6-7 quintali di pane al giorno, e di questo almeno il 70-80% era il classico pane da un chilo, e la gente non voleva neppure il mezzo chilo, perché costava di più. Poi pochi altri prodotti, le fruste, la schiacciata, la pizza, e si faceva un po’ d’integrale, ma non se ne vendeva molto perché costava un po’ di più. Oggi invece la gente di solito non bada al prezzo, se gli piace lo paga. Allora invece il prezzo era calmierato, e ricordo che per ottenere un aumento di 15 lire facemmo sciopero e anch’io partecipai a una manifestazione di protesta davanti alla Prefettura”. Conti riprende il discorso: “Oggi si fanno decine di tipologie diverse di pane, ed è sicuramente più complicato. Questa direi che è la cosa che più è cambiata. Quanto alla qualità, noi si faceva già allora un buon pane, e in Mugello il pane lo si fa buono tutti o quasi. Magari c’è stato qualche ulteriore miglioramento, grazie alla qualità delle farine utilizzate”.
Nella storia dei cinquant’anni c’è poi un altro snodo fondamentale. “Nella nuova sede avevamo spazi molto più ampi, installammo altri forni. Ma fu l’incontro con la Coop che ci cambiò la vita. All’inizio ci inserirono in quattro punti vendita, ora sono diventati 25. E l’ingresso nella grande distribuzione -vendiamo anche in Conad, a Firenzuola, Scarperia e Borgo San Lorenzo, e alla San Lorenzo- ci dette un grande slancio, facendoci fare un salto di qualità. Devo dire che qui molto ha contato l’azione di mio figlio Francesco ed anche di mio genero, molto bravo ad organizzare i rapporti con i supermercati. per l’ingresso in Coop molto ha contato il nostro forno a legna, questa cosa l’ho indovinata! Perché i forni a legna stavano diminuendo, c’erano molti obblighi. E io lo realizzai bene, secondo tutte le regole dettate dall’igiene sanitaria. E così la Coop mi cercò anche per questo, visto che a Firenze il pane a legna orma non lo fa più nessuno”.
Conti è una famiglia di fornai, e Giuliano è felice che anche nell’attività professionale la famiglia sia rimasta unita. “Anche mia figlia Cristiana lavora qui, una brava organizzatrice. Sì, è bello che i figli abbiano proseguito il mio lavoro. Se in una famiglia i figli non seguono l’attività, poi questa si deve interrompere, e per me sarebbe stato un trauma. E anche mia moglie Ida è stata molto importante, per prendere le decisioni più giuste. Francesco poi lo ammiro molto: mio figlio ha avuto tante buone nuove idee, non si tira mai indietro, lavora senza sosta, con passione e determinazione. E lavorare di notte non è tanto facile”.
Conti vuol aggiungere un’altra cosa: “Di un’altra cosa devo dire di sentirmi molto fortunato: quella di avere sempre avuto dei dipendenti molto bravi e attaccati all’azienda. E se non hai le persone giuste che ti aiutano, non progredisci, puoi esser bravo quanto vuoi e invece abbiamo sempre avuto una bella squadra”. E di squadre Conti se ne intende, visto che è stato per 22 anni presidente della Polisportiva sampierina.
Infine un pensiero sul cinquantesimo: “Sinceramente -conclude Giuliano Conti- non mi sembra che sia trascorso mezzo secolo. Questi anni mi pare siano stati una volata, sembra ieri. Sicuramente a questo traguardo non ci siamo arrivati con affanno, non mi pesa davvero. E anche adesso quando sono a casa, vengo spesso e volentieri qui, a veder lavorare questi ragazzi. E’ la mia vita, e ne sono felice”.
©️ Il Filo – Idee e Notizie dal Mugello – 11 settembre 2021
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